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al testo di Cristiana Fischer
le mie bestie una volta
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Ho avuto molti gatti, gatte perlopiù, e mi ricordo della loro intelligenza in comunicare gioco serio e malattia - forasacco nell'occhio da cavare alla randagia grigia vagabonda si lasciava lavare in acqua tepida e asciugare in straccio bianco, e fugge dopo aver mangiato torna dopo quando, e poi non torna più. Sua madre saggia salutava ogni mattina e stanava le vipere le lasciava morte sulla porta. L'offesa alla zampina e color di cipria uccisa dall'attuale padrona del cortile selvaggia signora della zona l'ho accolta per guardiana servitora e non so se è fiera opportunista o sprezzata e sopportata per mia stanchezza forestiera. Le bestie di una volta, la mia bianca cana chiedeva della morte e di sua breve vita la mia durata e la sua dipartita. Più non mi importa e più mi apprendo a consumare quella interpretata con voi signoria.
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